mercoledì 21 dicembre 2011

Quei giorni un po' così.

Adoro dormire.
Adoro svegliarmi la mattina con le coccole del gatto che reclama il cibo dopo una notte di digiuno.
Adoro rotolarmi nelle coperte per ore prima di mettere il piede fuori dal piumone.
Per sentire quanto freddo fa in casa.
Per dare il buongiorno alle mie articolazioni.
Ecco.
Sono due giorni che mi sveglio di soprassalto, dilaniata dal mal di schiena e con il collo incriccato.
I dolci baci del peloso sono diventati morsi nei capelli.
E scappo fuori dal letto sperando di stare meglio.
Le ultime 48 ore sono quelle che io definirei "un po' così".
Un po' insofferenti.
Nate sotto la stella sbagliata.
Cariche di malesseri.
E di malinconia.
Nonostante fuori splenda il sole.
Nonostante il mio periodo sabbatico proceda senza intoppi.
Questi momenti, minuti e ore che non passano mai sono inestimabili.
Nella frenesia della vita mi ricordano che quando l'ago della vita pende per il no, il tempo rallenta.
E puoi fermarti a pensare.
Logicamente non sono i pensieri estremamente positivi.
Vivrei bene la mia esistenza anche se ciclicamente non tornassero a farmi visita.
Però rappresentato TEMPO.
Per me.
Per il mio male di vivere.
Scorre lento, porta con se noia e frustrazione, ma più passano gli anni più mi rendo conto di quanto sia prezioso.
Ad esempio.
Questo doveva essere un post umoristico. Ironico.
E invece si è trasformato in tutt'altro.
Allora, morale della favola, il mio consiglio e me stessa e a chi legge è semplice.
Assaporate.
Attimi, istanti. 
Non necessariamente felici.
Anche noiosi, ma vostri.
Perchè nella nostra società frenetica, dove i rapporti e i legami durano il tempo di un caffè, il tempo per se stessi è il lusso più grande che ci si possa concedere.

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