lunedì 28 novembre 2011

La percezione di se stessi.

A esattamente 48 ore e 30 minuti dal fatidico momento X.
Quando la calma che ha sempre contraddistinto questi mesi di studio lascia spazio alla più totale paranoia.
Nel momento in cui la testa si riempie di dubbi e pensieri assurdi.
Quando nonostante la calda coperta di lana in cui sei avvolta il tuo corpo è pervaso da brividi freddi.
Mi sorge spontanea una domanda.
Cos'è che veramente mi spaventa?
Fallire il traguardo di una vita?!
O cosa penseranno gli altri di me?!
Nella prima ipotesi, nulla da ridire.
Nessuno fa sacrifici per niente. Quando si prende un impegno o si sceglie un cammino di studi, l'obbiettivo è portarlo a termine.
Fallire è un pensiero presente ma nascosto in quella parte dell'io dove si cerca continuamente di soffocarlo.
Pensare positivo.
Sempre e comunque.
Ma non è il mio caso.
Io rientro nella seconda categoria.
Nonostante le persone presenti mi vorranno bene comunque.
Nonostante io sia molto di più di un esame. O di un titolo.
Sono terrorizzata dalle aspettative.
Da ciò che gli altri si aspettano da me.
La celeberrima ANSIA DA PRESTAZIONE.
E allora mi chiedo.
La mia razionalità, la fiducia nella mia intelligenza e nelle mie capacità, l'impegno che nonostante tutto in questi mesi ha caratterizzato il mio percorso di avvicinamento alla resa dei conti, valgono davvero così poco per me?
Possono essere schiacciati dall'idea di "Oddio, gli altri cosa penseranno di me?"
La perfezione non esiste.
Tutti commettiamo passi falsi.
Riesco ad accettarlo e perdonarlo negli altri.
Ma posso riuscirci nei MIEI confronti?
Posso essere clemente con me stessa?



sabato 26 novembre 2011

Essere donna.

Viviamo in un mondo sessista.
Dove il maschio la fa ancora da padrone.
Detta le regole. E le infrange.
E la donna è contraddistinta da "falsi miti". 
Dicerie create esclusivamente per screditarla.
Per non lasciarle quello spazio e quei ruoli di potere che tra una rivoluzione femminista e una maternità senza contributi si è duramente guadagnata.
Nonostante tutto però, esisto grandi verità
E grandi donne che continuano a negarle.
Parliamo ad esempio di SCARPE.
Non necessariamente stiletti tacco 30 con cui nemmeno una modella professionista riesce a camminare.
Parliamo di ballerine.
Rasoterra, comode come pantofole, delicate nei toni pastello, dall' allure grunge se piene di borchie.
Le mie ultime conquiste fanno parte dell'ultimo gruppo.
E sono meravigliose.
Ma mi fanno male. Un dolore lancinante ad ogni passo.
Però sono stupende quando sono seduta e tenendo i piedi "verso l'alto" riesco a far defluire tutto il sangue dalle mie estremità ferite e doloranti e magicamente loro, puri strumenti di tortura, diventano perfette.
Non è la prima volta.
E' l'ennesima dimostrazione che non sono le mie scarpe.
Nell'infinità di modelli che contraddistinguono il panorama modaiolo scarpifero moderno loro per me sono un tabù. E io mi ostino a comprarle. A convincermi che posso adattarle a me.
Ammorbidirle. Allargarle. Farle diventare magicamente ciò che non sono.
Un po' come con gli uomini.
Lo conosci, te ne innamori.
Magari non è perfetto per te. 
Ha quei difettucci che proprio non sopporti.
Ma pensi che riuscirai a plasmarlo. A renderlo l'UOMO IDEALE.
Ma non è così. Lui ai tuoi occhi sembrerà cambiato, ma sarà sempre rimasto lo stesso.
Sarai tu ad essere diversa.
Avrai accettato l'inaccettabile. 
Tenuto stretti i denti e sofferto.
Nonostante la pelle non sia poi così morbida.
Nonostante le dita rattrappite e accavallate l'una sull'altra nell'angusto spazio.
Essere donna è difficile.
Ma a volte siamo le prime a complicarci la vita.
E allora avanti con gli UGG, magari antiestetici e poco eleganti, ma morbidi e realmente confortevoli come pantofole.
"Ogni mattina una donna si alza e sa che dovrà correre più veloce dell'uomo." (cit. liberamente interpretata dalla sottoscritta)
Almeno mettiamoci scarpe comode.
E uomini adatti a noi.
Senza bisogno di nessuna aggiustatina.